Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Archives - Pagina 31 di 55 - Fondazione Giorgio Cini

Alighiero Boetti: Minimum – Maximum

 La mostra celebra il genio dell’artista torinese con oltre 20 opere di forte impatto selezionate per la prima volta secondo il criterio del formato, confrontando i “minimi” e i “massimi” delle sue serie più significative

 L’esposizione, curata da Luca Massimo Barbero con l’Archivio Alighiero Boetti, presenta un progetto speciale sviluppato da Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti sul tema della fotocopia intitolato COLORE = REALTÀ. B+W = ASTRAZIONE (a parte le zebre)

L’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia ospita dal 12 maggio al 12 luglio 2017 un grande, inedito viaggio all’interno dell’opera di Alighiero Boetti, uno dei più importanti artisti italiani, al culmine di un momento di grande celebrazione che lo vede protagonista. Alighiero Boetti: Minimum/Maximum, a cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, con la collaborazione dell’Archivio Alighiero Boetti, presenta il risultato di un processo inedito di selezione e confronto: quello tra il formato minimo e massimo di opere dei cicli più rappresentativi del celebre artista torinese, focalizzando così uno dei temi che meglio rappresentano l’operatività creativa di Boetti. La mostra è organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Tornabuoni Art.

Questa mostra offre al visitatore un percorso di rapporto, non antologico e mai scontato, unico nel suo genere, nato dalla raccolta in collezioni pubbliche e private di opere di Boetti di grandi dimensioni – spiega Luca Massimo BarberoÈ un progetto organico pensato appositamente per Venezia in questo momento di grandi conferme internazionali di uno dei più importanti esponenti dell’arte italiana”.

Articolata in sezioni, per un totale di più di 20 opere, l’esposizione include, oltre ai cicli più significativi di Boetti – Ricami, Aerei, Mappe, Tutto e Biro – alcune opere meno note come i Bollini colorati, la Storia Naturale della Moltiplicazione e le Copertine, e costituisce un’occasione preziosa per presentare anche lavori di fatto sconosciuti al grande pubblico, come la grande opera con bollini colorati Estate 70 (1970) – prestata per quest’evento direttamente dalla famiglia dell’artista – e Titoli (1978), uno dei più grandi formati del raro ciclo dei Ricami monocromi. In mostra ci sarà anche uno dei più grandi Mimetico (1967), una delle prime serie di opere di Boetti, in prestito dalla Fondazione Prada.

Il tema del formato è cruciale per comprendere il modo in cui Boetti ideava e realizzava i suoi lavori, ed è direttamente collegato al concetto di tempo: come in Estate 70, opera monumentale che apre il percorso espositivo, realizzata su un rotolo di carta lungo venti metri sul quale Boetti ha incollato migliaia di bollini autoadesivi colorati: unica per le dimensioni e perché introdusse in modo dirompente il tema del tempo necessario alla fruizione dell’opera. Complementari a livello di senso sono le opere di formato minimo, che rappresentano l’opposizione dialettica nella creatività di Boetti.

La mostra si dispiega in un puntuale confronto fra piccolo e grande, minimo e massimo, presentando le opere Storia Naturale della Moltiplicazione, Mettere al mondo il mondo e Alternando da uno a cento e viceversa – offrendo al visitatore la possibilità di fruire in un unico contesto di opere di periodi differenti – fino al grande trittico Aerei (1989), in prestito dalla prestigiosa Fondation Carmignac di Parigi.

Fra la prima e la seconda sala sarà in esposizione il documentario Niente da vedere Niente da nascondere, realizzato nel 1978 da Emidio Greco in occasione della retrospettiva dedicata a Boetti alla Kunsthalle di Basilea, che alterna immagini della mostra svizzera a momenti nello studio romano dell’artista, importante perché ridà testimonianza diretta delle parole di Boetti.

Il percorso prosegue poi con le celebri Mappe e con i Tutto, “zibaldone dei temi e delle immagini di Boetti” – spiega Barbero – che introducono l’importante tema della realizzazione differita dell’opera d’arte, del viaggio e del nomadismo dell’arte, a sua volta interconnesso con quello del tempo. Elemento ben evidente ad esempio nei ricami, che una volta iniziati dai collaboratori a Roma, venivano spediti a Kabul, poi a Peshawar in Pakistan a seguito dell’invasione Sovietica dell’Afghanistan nel 1979, dove le ricamatrici delle famiglie di rifugiati afghani li realizzavano con l’accostamento dei colori da loro scelto, seguendo le regole del gioco dettate da Boetti, per poi tornare a Roma dove l’artista le vedeva finite per la prima volta.

La parte dei confronti si chiude quindi con la grande opera Copertine (1984), che riprendere l’idea dell’ossessività dei media e la formula dell’immagine trasmessa e riutilizzata e che introduce il progetto speciale di Hans Ulrich Obrist, direttore artistico delle Serpentine Gallery di Londra, e Agata Boetti, direttrice dell’Archivio Alighiero Boetti, che esemplifica ulteriormente il modo di pensare essenzialmente dialettico di Boetti e si sviluppa attorno al tema della fotocopia. “Già nel ’69 a Torino, quando andavo allo show-room della Rank Xerox con le mie monetine in tasca, le idee erano tante. – affermava Boetti nel 1991 – Dicevo, la fotocopiatrice non è una macchina solo da ufficio, nel duemila l’avremo tutti nel salotto! Affidatemene una, ve ne documenterò alcune applicazioni creative. Non intendevo manipolare il meccanismo o l’inchiostro, come hanno fatto alcuni da Munari in poi. No, m’interessava l’applicazione standard. Ma ad esempio l’avrei messa sul balcone quando comincia a piovere, una goccia, dieci gocce, mille gocce….”.

COLORE=REALTÀ. B+W=ASTRAZIONE (a parte le zebre) esplora queste “applicazioni creative” di Boetti, riunendo per la prima volta un insieme di opere eseguite con la fotocopiatrice nei diversi momenti della carriera dell’artista e che sono, secondo Obrist, testimoni della passione di Boetti per le tecnologie della comunicazione (come la polaroid o l’uso del fax che – introdotto negli anni ottanta – è sintesi di posta e fotocopia) e invitano a immaginare gli usi creativi che Boetti avrebbe trovato per gli attuali mezzi di comunicazione e riproduzione delle immagini: “Presentando questi lavori sul muro, così come stiamo facendo con le 1665 fotocopie alla Fondazione Cini, mostreremo al pubblico che Boetti era come una versione analogica di Internet. Era come un motore di ricerca. Ha anticipato Google con mezzi analogici”.

 Al centro della sala dedicata alle fotocopie, i visitatori sono invitati a utilizzare una vera e propria fotocopiatrice, seguendo le regole del gioco appositamente create dall’artista messicano Mario Garcia Torres per rendere omaggio ad Alighiero Boetti.

Alighiero Boetti: Minimum/Maximum a cura di Luca Massimo Barbero e il progetto speciale COLORE = REALTÀ. B+W = ASTRAZIONE (a parte le zebre), curato da Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti, sono ciascuno accompagnato da un catalogo edito da Forma Edizioni.

Concerto per cinque pianoforti e sei voci Evento conclusivo della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass

La nona edizione delle Solti Peretti Répétiteurs Masterclasses, realizzata in collaborazione con la Georg Solti Accademia di Bel Canto, si concluderà con un concerto per cinque pianoforti e sei cantanti incentrato sul repertorio del ‘bel canto’, nel suggestivo scenario della Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini.

Le Solti Peretti Répétiteurs Masterclass, uniche nel loro genere, offrono a sei eccezionali pianisti un periodo di studio intensivo con alcuni dei più preparati répétiteurs contemporanei. Le abilità di un bravo répétiteur non devono essere sottovalutate, né può esserlo il suo ruolo nella vita e nella carriera di un cantante. Essi sono i factotum per eccellenza del mondo musicale, l’alleato chiave che permette all’artista il raggiungimento dell’apice della performance. Non a caso, molti di loro sono annoverati tra i migliori direttori del mondo: Solti, Pappano, Gergiev e Muti, giusto per citarne alcuni.
Nel corso della sua attività, la Georg Solti Accademia si è costruita una reputazione di professionalità, disciplina rigorosa e attenzione per i dettagli: gli stessi valori che Sir Georg Solti ha coltivato nell’intero arco della sua vita. Alla sua memoria e nello spirito della sua testimonianza cantanti come Mirella Freni, Kiri Te Kanawa, José Carreras, Leo Nucci, Luciana Serra, Daniela Dessi, Frederica von Stade, Mariella Devia, Thomas Allen e Angela Gheorghiu, con i quali Solti ha lavorato, hanno accettato di collaborare con l’Accademia, restituendo alle nuove generazioni ciò che hanno appreso quando erano giovani artisti.

Concerto di musica indiana Colours of Raga

L’11 aprile alle ore 18.30 l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza un concerto di musica classica dell’India del nord.

L’artista è la cantante Sangeeta Bandyopadhyay, autorevole esponente del genere vocale khyal, affermata a livello internazionale e proveniente da un importante lignaggio di musicisti di Calcutta.
La presenza di Sangeeta Bandyopadhyay a Venezia è particolarmente gradita in quanto si tratta di un ritorno. Infatti, la musicista si è esibita e ha tenuto corsi per l’IISMC già negli anni novanta.

Inoltre, Sangeeta è figlia dell’importante suonatore di tabla Sankha Chatterjee che per oltre trent’anni ha tenuto con grande apprezzamento dei suoi allievi, alcuni dei quali ormai professionisti, i corsi di tabla per l’Istituto. La famiglia Bandyopadyay si divide tra Berlino e l’India, tenendo numerosi concerti a livello internazionale. Il genere khyal, di cui Sangeeta è specialista, è uno dei più importanti generi classici della musica dell’India del Nord, un genere che richiede grandi capacità tecniche ai cantanti, che devono essere particolarmente versati nell’improvvisazione per eseguirlo. Sangeeta Bandyopadhyay, una delle principali
interpreti attuali del khyal ha studiato con maestri delle scuole di Lucknow, Patiala e Indore, sviluppando uno stile unico, che esprime una sintesi di queste tre scuole, muovendosi a proprio agio tra tutte
le sottigliezze nell’espressione dei raga, i modi della musica classica indiana nei quali si fondono espressività, originalità e maestria nell’elaborazione melodica.
Ad accompagnare la voce di Sangeeta Bandyopadhyay ci saranno Saibal Bandyopadhyay all’harmonium e Nihar Mehta alle tabla.

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Ettore Sottsass: il vetro

ph. Enrico Fiorese

La mostra Ettore Sottsass: il vetro, curata da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte, intende analizzare in maniera esaustiva la produzione del designer italiano legata al vetro, un materiale che interessa Sottsass fin dagli anni quaranta, quando alla Biennale di Venezia del 1948 presenta alcuni oggetti realizzati in collaborazione con la ditta S.A.L.I.R. di Murano. Sempre a Venezia, negli anni settanta, collabora con la vetreria Cenedese per la realizzazione di oggetti in vetro le cui forme sono in questi anni molto prossime a quelle delle sue ceramiche. Ma sarà solo dopo la fondazione del gruppo Memphis (1981) che vedranno la luce le vere e proprie sculture in vetro affidate agli artigiani della vetreria Toso; in quest’occasione Sottsass introdurrà l’impiego della colla chimica, sfidando la secolare tradizione del vetro muranese.
La mostra, che consterà di circa 200 pezzi, può contare sui prestiti di importanti collezioni private, nonché sui pezzi conservati presso gli archivi storici delle vetrerie e delle aziende veneziane con le quali Sottsass
ha collaborato; saranno inoltre inseriti nel percorso espositivo anche gli splendidi vetri realizzati per la vetreria Venini. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo (Skira editore) che ospiterà un saggio introduttivo di taglio strettamente biografico ed altri contributi più estesi, a firma del curatore stesso ma anche di architetti, direttori museali, studiosi che con lui hanno collaborato. È previsto inoltre un esaustivo regesto della produzione di Sottsass, costruito con schede tecniche dedicate ad ogni singolo pezzo. La bibliografia, mirata alla sola produzione di vetri, consta di oltre 200 titoli ed è il frutto di una scrupolosa ricerca d’archivio.


 

 

The Music of the Merchant: Musical Life in and around the Venetian Ghetto from Shylock’s Era

Dal 24 al 30 luglio 2017, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini ospita il laboratorio The Music of the Merchant: Musical Life in and around the Venetian Ghetto from Shylock’s Era, a cura del Lucidarium Ensemble. Il laboratorio costituisce un’altra tappa del grande progetto triennale Shakespeare in and beyond the Ghetto: staging Europe across cultures, selezionato dalla Commissione Europea nell’ambito della call 2016 per i Progetti di Cooperazione Europea di Europa Creativa. Accanto all’Università Ca’ Foscari di Venezia e alla Fondazione Giorgio Cini, tra i partner internazionali a sostegno del Progetto Europeo figurano Warwick University e Queen Mary University of London (Inghilterra), Ludwig-Maximilians-Universität München (Germania), Teatrul Municipal Tony Bulandra Targoviste (Romania).

Il laboratorio esplorerà il mosaico di repertori che caratterizzava il paesaggio sonoro della Venezia del XVI Secolo: danze e “mascherate” legate alla Commedia dell’Arte e al Carnevale; canzoni ebraiche in lingua yiddish, italiana e spagnola, mutuate da fonti del XVI secolo; liturgie, paraliturgie e piyyutim provenienti dalla tradizione orale ebraica italiana. Nel corso di una settimana di studi intensivi, si analizzeranno le musiche che la gente comune ascoltava nella quotidianità domestica o nel corso di feste e celebrazioni, con particolare attenzione alle sonorità del Ghetto. Oltre alle ensemble vocali, strumentali e miste, i workshop saranno focalizzati sul repertorio ebraico, con classi di canto e di percussioni storiche. Saranno inoltre attivate lezioni di liuto, flauto e strumenti a fiato, tamburini, percussioni e dulcimer. Un’attenzione particolare sarà dedicata ai repertori musicali arrivati ai giorni nostri in forma parziale, e alle modalità di approccio necessarie al loro studio e alla loro interpretazione.

Il workshop è realizzato in collaborazione con Haute école de musique, Genève, ed è rivolto a cantanti e strumentisti interessati alla musica ebraica e rinascimentale.

Il termine per l’invio delle candidature è il 15 aprile 2017.


 

Per maggiori informazioni:

teatromelodramma@cini.it

lucidarium@gmail.com

http://www.lucidarium.com/summer-course-music-of-the-merchant/


 

 

 

 

 

 

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Libri a San Giorgio

Libri a San Giorgio è la rassegna sulle novità editoriali della Fondazione Giorgio Cini giunta
quest’anno alla sua dodicesima edizione.

Il 29 marzo verrà presentato il volume Illusione scenica e pratica teatrale. Atti del Convegno Internazionale di studi in onore di Elena Povoledo, a cura di Maria Ida Biggi (Le Lettere, Firenze, 2016), che raccoglie i risultati delle giornate di studio organizzate in onore della studiosa Elena Povoledo, tenutesi presso la Fondazione Giorgio Cini il 16 e 17 novembre 2015. Con questo evento, grazie ai contributi di docenti e studiosi internazionali, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma ha ricordato e celebrato la figura di questa pioniera nello studio della relazione tra arti figurative e spettacolo.


L’11 aprile sarà la volta del Catalogo descrittivo dei manoscritti del Fondo Alain Daniélou della Fondazione Giorgio Cini, curato da Nicola Biondi. Il volume, pubblicato nella collana «Intersezioni Musicali», promossa dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, è il primo risultato del lungo e attento lavoro di riordino e analisi dei materiali del Fondo, ricco di oltre 200 manoscritti redatti prevalentemente in sanscrito. Il catalogo sarà presentato da Lars-Christian Koch, direttore del Phonogramm-Archiv di Berlino ed esperto di musica indiana, e Antonio Rigopoulos, docente di sanscrito all’Università Ca’ Foscari di Venezia.


L’ultimo incontro, il 19 aprile, sarà dedicato al volume di Roberto De Feo, Giuseppe Borsato 1770-1849, pubblicato dall’Istituto di Storia dell’Arte all’interno della propria collana «Saggi e profili di arte veneta»: si tratta della prima monografia con catalogo ragionato dedicata a questo poliedrico artista veneziano di primo Ottocento, pittore da cavalletto, frescante, scenografo, ideatore di arredi e ornatista.

Bîrûn Musiche delle corti: da Herat a Costantinopoli

Dal 27 marzo al 1 aprile 2017 l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la sesta edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana diretti dal maestro Kudsi Erguner, rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti.

L’appuntamento, quest’anno dedicato alle musiche delle corti del Khorasan e, più in particolare, alle opere del compositore Abd-al Qader Marâghî (1360?-1435), vede l’incremento di due borse di studio rispetto alle precedenti edizioni grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri della Turchia.

Gli otto borsisti selezionati tramite bando internazionale e specializzati in diversi strumenti (ney, ûd, tanbûr, kanûn, kemençe, percussioni, voce) avranno l’opportunità di studiare brani composti da Marâghî, opere attribuite al sultano timuride Huseyn Bayqara (1469-1506) e al poeta di lingua persiana Molla Jamî (1414-1492), tutte composizioni salvate dall’oblio grazie al lavoro di musicologi come Rauf Yektâ bey (1871-1935), Refik Fersan (1893-1965) e Ulvi Erguner (1924-1974).
La regione divisa tra gli attuali Iran, Afghanistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan è detta in lingua persiana Khorasan (“sol levante”) e i suoi centri principali, le città di Ghazni, Bukhara ed Herat, furono nel tempo capitali di diverse dinastie, come quelle dei Sassanidi, dei Ghaznavidi e dei Timuridi. Musicalmente l’area fu la culla d’una cultura che sta alla base delle musiche d’arte di tutte le corti d’oriente: dai tempi del sultano Mahmud di Ghazna (971-1030) sino alla fine dell’impero ottomano (1923), tutte le tradizioni musicali delle diverse corti furono intimamente legate tra loro così che si può, oggi, viaggiare attraverso la storia musicale da Istanbul ad Herat, da Herat sino a Baghdad e in India.

Un simile patrimonio di musica colta documentata storicamente fu preservato e trasmesso dagli Ottomani sino al XX secolo soprattutto nella loro capitale, Istanbul, mentre in altri paesi del Medio Oriente questo venne progressivamente sostituito da musiche popolari e regionali.

Il seminario si concluderà con un concerto dell’ensemble Bîrûn sabato1 aprile alle ore 18 diretto da Kudsi Erguner.

Il 21 marzo si svolgerà una giornata di studi dal titolo Musica e cultura da Herat a Costantinopoli, a cura di Giovanni De Zorzi nella sede universitaria Ca’ Foscari Zattere CFZ, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.


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Vittorio Zecchin 1878-1947. Pittura e arti decorative a Venezia

Prosegue il ciclo di convegni internazionali curato dal Centro Studi del Vetro dedicato a designer che hanno collaborato con la vetreria Venini.

Il sesto convegno internazionale avrà come protagonista per la giornata di studi, correlata alla successiva mostra autunnale del 2017, l’artista muranese Vittorio Zecchin (1878-1947).

Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Zecchin si distingue ben presto per l’insofferenza nei confronti della cultura verista tardo ottocentesca, e viceversa per l’adesione ad alcuni degli impulsi provenienti dalle Biennali lagunari, che gli permettono di approfondire le ricerche simboliste e le proposte delle avanguardie mitteleuropee. Partecipe della grande stagione che vede nelle mostre di Ca’ Pesaro il suo centro propulsore (periodo in cui realizza e presenta arazzi, ricami e vetri smaltati), Zecchin entra in contatto e collabora con diverse figure operanti nel contesto lagunare, tra cui il pittore Teodoro Wolf Ferrari e gli Artisti Barovier. Nel ruolo rilevante di direttore artistico della Cappellin Venini (1921-1925) e poi della M.V.M. Cappellin & C. (fino al 1926) progetta vetri dall’impatto innovativo e dall’originale raffinatezza, senza rinunciare mai alla ricerca sulla stilizzazione della forma.

Gli interventi del convegno di studi si focalizzeranno, nel novero degli argomenti in programma, sull’esperienza e la capacità inventiva di Zecchin sviluppando i temi e gli ambiti dell’attività di questo artista. Partendo dal contesto veneziano, verranno indagate: il suo rapporto personale con le arti decorative – aprendo un confronto anche col panorama nazionale e internazionale –, la stretta relazione tra la pittura, il vetro e il mondo delle arti applicate in generale, nonché la sua presenza alle importanti esposizioni dell’epoca, come le Biennali di Monza tra il 1923 e il 1927.

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L’archivio Scaparro alla Fondazione Giorgio Cini

23 febbraio 2017 ore 11
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

All’apice del Carnevale di Venezia, il Centro Studi Teatro e Melodramma presenta al pubblico l’Archivio Maurizio Scaparro, donato dal Maestro alla Fondazione Giorgio Cini.

L’Archivio raccoglie i materiali relativi alla sua attività artistica dagli anni sessanta ai giorni nostri. Fonte indispensabile per lo studio del teatro contemporaneo e del mondo culturale italiano nel suo complesso, esso si articola in più sezioni, ciascuna delle quali è relativa a un particolare ambito del lavoro del Maestro. Accanto a un’importante raccolta di materiali quali copioni, note di regia, lettere, schizzi, figurini e bozzetti di scena, si affianca una considerevole collezione di manifesti e locandine di eventi e spettacoli, insieme a una preziosa e puntuale rassegna stampa e a un ricco fondo fotografico.

Maurizio Scaparro è un regista teatrale, cinematografico e televisivo noto in tutto il mondo. Nel corso della sua carriera ha anche diretto manifestazioni ed eventi cardine del mondo culturale italiano ed europeo. E’ stato direttore di importanti teatri, tra cui il Théâtre de l’Europe di Parigi (come directeur adjoint al fianco di Giorgio Strehler), il Teatro di Roma, il Teatro Eliseo di Roma, il Théâtre des Italiens di Parigi. A partire dal 1980, Scaparro balza agli onori della cronaca culturale internazionale per la realizzazione del Carnevale del Teatro, ideato e istituito nel corso del suo primo quadriennio di direzione della Biennale Teatro di Venezia; la tradizione del carnevale veneziano, da lui rilanciata, prosegue con successo ancora oggi.

In occasione della presentazione, all’interno dei prestigiosi spazi della Biblioteca del Longhena, sarà esposta una piccola selezione di materiali dell’Archivio del Maestro.

 

Seminari di Musica Antica 2017 | Maestros napolitanos. Francesco Durante – José de Nebra. Neapolitan music in Baroque Spain. 1730-1760

Nell’ambito del seminario di musica antica diretto da Pedro Memelsdorff, dal titolo Maestros napolitanos. Francesco Durante – José de Nebra. Neapolitan music in Baroque Spain. 1730-1760, organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini onlus, in collaborazione e con il contributo della Fondazione Concordance di Basilea (Svizzera), il giorno 10 febbraio 2017 alle ore 18.00 si terrà nel nuovo auditorium della Fondazione Giorgio Cini un Concerto conclusivo sui repertori musicali analizzati nel corso del Seminario previsto dal 7 al 10 febbraio inclusi. Il Concerto offerto al pubblico è ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, non è necessario prenotare. Le masterclass sono aperte al pubblico ma previa registrazione via email alla segreteria dei seminari: musica.antica@cini.it
Musiche di Francesco Durante e José de Nebra
Eduardo Lopez Banzo (direttore)
 
David De Jesus Torres Rodriguez (violino)
Hyunkun Cho (violoncello)
Alaia Ferran (viola)
Ignacio Ramal Viejo (violino)

Dalma Krajnyák

​ (mezzo soprano)​
Alicia Amo (soprano)
Nicola Lamon (clavicembalo)