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Sguardi Musicali: rassegna di film etnomusicologici

Sguardi Musicali: rassegna di film etnomusicologici
a cura di Giovanni Giuriati, Marco Lutzu e Simone Tarsitani

 

Seminario e anteprima dei film dei vincitori della Borsa Carpitella 2020 e 2021
1 dicembre 2022 CFZ – Cultural Flow Zone
Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392

 

Il seminario e la proiezione dei film sono parte di una più ampia iniziativa denominata Sguardi Musicali: progetti di etnomusicologia audiovisiva, avviata nel 2018 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che prevede attività di formazione, promozione e sostegno alla produzione nell’ambito dell’etnomusicologia audiovisiva e multimediale.

 

L’edizione di quest’anno prevede la presentazione, aperta al pubblico, di due film in anteprima assoluta e un incontro di riflessione sul tema della fiction in etnomusicologia audiovisiva, destinato agli studenti dell’Università Ca’ Foscari, con la partecipazione di antropologi, etnomusicologi e filmmakers.

 

Programma

 

Seminario
Fiction ed etnomusicologia audiovisiva
10:00-13:00

Indirizzato agli studenti universitari

 

Partecipano: Giovanni Giuriati, IISMC Fondazione Giorgio Cini; Valentina Bonifacio, Università Ca’ Foscari Venezia; Giovanni De Zorzi, Università Ca’ Foscari Venezia; Marco Lutzu, Università degli Studi di Cagliari; Simone Tarsitani, Durham University; Silvia Paggi, Université Côte d’Azur; Raffaele Pinelli, Université Côte d’Azur.

 

Borsa Carpitella: Petr Nuska, PhD, Durham University; Daniele Zappatore, dottorando, Università ‘La Sapienza’ di Roma; Shan Du, dottoranda, Università di Bologna.

 

Proiezioni
15:00-18:00

Aperte al pubblico. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

 

Hopa lide, di Petr Nuska (2022) 90 min (circa)
alla presenza del regista

 

Chi sono i musicisti romanì? Misteriosi depositari di atmosfere carnevalesche, con la musica nel sangue e con un talento speciale per far cantare e ballare la gente? Oppure si tratta di un grande mito? Il documentario Hopa lide affronta la questione in modo non ortodosso. Ognuno dei suoi tre capitoli rappresenta la collaborazione tra un antropologo ceco e i musicisti rom slovacchi impegnati nella produzione di un video musicale. Lo sguardo mobile della videocamera ci trasporta all’interno di scene sul palco e nel backstage delle esibizioni, ma anche alla scoperta di momenti intimi che svelano le difficoltà quotidiane e i sogni segreti dei musicisti. Il film sfida molti preconcetti sulla musica gitana, ma anche sulla musica e sul popolo rom in genere.

 

CArang pring wuLUNG: The Journey of a Bamboo Gamelan Maestro, di Daniele Zappatore (2022) 63 min
alla presenza del regista

 

CArang pring wuLUNG è un documentario etnomusicologico sui gamelan calung, ensemble di xilofoni in bambù tipici del distretto di Banyumas (Giava Centrale). Questa pratica è raccontata dalla prospettiva di Darno, un esperto musicista, compositore e docente presso l’ISI di Surakarta – la più importante accademia artistica giavanese –, attivamente impegnato nella promozione, nella divulgazione e nell’innovazione della musica calung. Nel film, strutturato in quattro capitoli, Darno ripercorre la sua crescita artistica e professionale, metaforicamente associata al ciclo vitale di una pianta; il suo racconto serve da punto di partenza per investigare le principali caratteristiche della musica calung, descritte con l’ausilio di animazioni grafiche innovative e trascrizioni in tempo reale.

La costituzione del Fondo Conati: tutela e valorizzazione delle registrazioni inedite di Marcello Conati conservate alla Fondazione Giorgio Cini

Il Fondo Marcello Conati che si intende costituire con questo progetto consiste in un importante nucleo di registrazioni su nastro magnetico, in gran parte inedite, di canti popolari delle province di Verona, Parma e Reggio Emilia registrate sul campo all’inizio degli anni Settanta dal musicista e musicologo Marcello Conati. In particolare, la raccolta relativa al Veneto di questo fondo è formata da 35 nastri magnetici contenenti registrazioni realizzate principalmente nei comuni di Fumane, Zevio, Ferrara di Monte Baldo, Lazise, Sant’Anna d’Alfaedo, San Bonifacio, Negrar e Marano di Valpolicella. Il contenuto sonoro di tale raccolta è da considerarsi di grande valore in quanto preziosa testimonianza di espressioni della musica di tradizione orale e della cultura popolare veneta, alcune delle quali ormai scomparse. Grazie al rinnovato contributo e alla collaborazione fra la Regione del Veneto e la Fondazione Giorgio Cini, avviatasi nel 2021, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati ha avviato quest’anno un progetto di tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza di questo fondo musicale, conservato presso il proprio archivio attraverso la sua digitalizzazione, archiviazione e pubblicazione nel catalogo digitale dell’archivio, a cura di Costantino Vecchi.
L’incontro pubblico sarà un’occasione per presentare i risultati del progetto, per riflettere sulla potenzialità di ulteriori ricerche e sul possibile sviluppo di ulteriori progetti di valorizzazione e restituzione da concordare con i protagonisti della ricerca. 

 

Ore 16

 

Intervengono:

 

Renata Codello
Segretario Generale, Fondazione Giorgio Cini

 

Arianna Bernardi
Direttore, U.O. Attività Culturali e Spettacolo, Regione del Veneto

 

Francesca Scatto
Consigliere Regionale, Presidente della Sesta commissione consiliare permanente

 

Teresa Camellini

Istituto Memoria & Durata

 

Giovanni Giuriati

Direttore IISMC, Fondazione Giorgio Cini

 

Costantino Vecchi

Archivio IISMC, Fondazione Giorgio Cini

 

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Libri a San Giorgio

Le presentazioni dei nuovi libri curati dalla Fondazione Giorgio Cini riprenderanno il giorno 18 ottobre con il volume Patterns of Change in the Traditional Music of Southeast Asia, il decimo della collana ‘Intersezioni Musicali’ pubblicata dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, in collaborazione con l’editore Nota di Udine. Curato dal direttore dell’Istituto, Giovanni Giuriati il volume raccoglie in sette capitoli ricerche originali condotte sul campo sulle musiche del sud-est asiatico. 

 

L’11 novembre, ore 17:00, verranno presentati i quattro volumi di  «Vivaldi Album», tutti a cura di Alessandro Borin. L’incontro sarà presentato da Ivano Bettin e Alessandro Borin, con la partecipazione di Francesco Fanna.

 

I quattro volumi sono serie di antologie di arie d’opera, suddivise per registri vocali, tratte dal corpus delle musiche teatrali di Antonio Vivaldi sopravvissute fino ai giorni nostri. Ciascun volume comprende dodici brani, diversificati per affetto e carattere, che esemplificano una pluralità di stili e di situazioni drammatiche, disposte in ordine cronologico, così da rappresentare uno spaccato ideale dell’intera carriera di Vivaldi.

La presentazione – inserita all’interno dell’incontro dell’Accademia Vivaldi (8-12 novembre) guidato dal soprano Gemma Bertagnolli – sarà seguita da un concerto tenuto dagli allievi dell’Accademia che eseguiranno alcune arie vivaldiane tratte dalle 4 antologie.

 

Il 29 novembre, ore 17:00  si concluderà la rassegna con la presentazione di Panj ganj (I cinque tesori) di Neẓāmi Ganjavi della Fondazione Giorgio Cini. Il restauro di un capolavoro della miniatura persiana del XVII secolo, a cura di Daniela Meneghini e Alessandro Martoni, Casa Editrice Mandragora, Firenze, 2022. L’incontro sarà presentato da Elisabetta Raffo.

 

Il volume monografico, pubblicato all’interno del progetto Salviamo un Codice promosso da Nova Charta Editori e dalla sua direttrice Vittoria de Buzzaccarini e finanziato da Giovanni Alliata di Montereale, è interamente dedicato a uno dei capolavori miniati che si conservano nella biblioteca della Fondazione Giorgio Cini: il manoscritto con i Panj ganj (I cinque tesori), o Ḵamse (Pentalogia), di Neẓāmi Ganjavi (1141-1209), opera somma di uno dei più grandi poeti della letteratura persiana classica, donato da Vittorio Cini nel 1967 a seguito del viaggio in Iran in occasione della mostra delle miniature Cini nel Palazzo Golestan a Teheran. 

Intersezioni Musicali 10

Il volume Patterns of Change in the Traditional Music of Southeast Asia è il decimo della collana ‘Intersezioni Musicali’ pubblicata dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, in collaborazione con l’editore Nota di Udine. Curato da Giovanni Giuriati, raccoglie in sette capitoli ricerche originali condotte sul campo sulle musiche del sud-est asiatico. Scopo principale del volume è quello di indagare su come i processi di trasformazione agiscano sulle tradizioni musicali di quest’area del mondo. Infatti, processi di globalizzazione, urbanizzazione, patrimonializzazione, mediatizzazione influenzano profondamente nella seconda parte del XX secolo e all’inizio del XXI le culture musicali del sud-est asiatico continentale ed insulare. I capitoli affrontano casi di studio basati su estese ricerche in Birmania, Cambogia, Laos, Vietnam e Indonesia (Giava e Sulawesi). Tra i principali temi affrontati troviamo il ruolo della musica nei processi di inculturazione promossi dalla Chiesa cattolica, nei culti di possessione, nelle diverse forme di teatro tra cui il teatro delle ombre. Sono anche presenti riflessioni sui processi di spettacolarizzazione delle musiche tradizionali e dell’adozione di nuovi strumenti musicali. Dal punto di vista del metodo, particolarmente originale è la combinazione di un approccio antropologico basato su estese etnografie con accurate analisi musicali.  Autori dei capitoli sono giovani ricercatori, in larga prevalenza italiani, che hanno studiato alla Università di Roma “La Sapienza” per poi prendere strade diverse nei loro studi dottorali e post-dottorali. Il volume, pubblicato in lingua inglese per consentirne una più larga fruizione a livello internazionale, prende le mosse da un progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) su questo tema e da un seminario tenutosi alla Fondazione Cini nel 2017 ed è pubblicato con il contributo dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ciascun capitolo è corredato da una ricca documentazione audiovisiva accessibile attraverso dei QRcodes collocati nel testo che rinviano ad una sezione dedicata del sito dell’editore.

Music of the Twenty-First Century Diasporas: Research and Methods

Il volume Music of the Twenty-First Century Diasporas: Research and Methods è il terzo di una serie di pubblicazioni on-line che l’IISMC promuove a partire dai propri seminari internazionali di etnomusicologia. Si tratta di una serie che affronta temi di ricerca attuali e originali contribuendo ad un dibattito internazionale sulla disciplina e allo stesso tempo costituendo un importante strumento didattico, soprattutto a livello universitario. Curato da Serena Facci e Giovanni Giuriati, il volume prende le mosse da un Seminario organizzato a San Giorgio nel 2020, appena prima dello scoppio della pandemia e, attraverso il contributo di diversi autori, in prevalenza italiani, intende fornire uno sguardo e una riflessione a più voci sulla vita musicale delle molte realtà migratorie che popolano l’Italia. Dai contributi emerge un quadro molto variegato sia per le particolarità delle culture musicali chiamate in gioco sia per le tematiche, che spaziano dall’interazione con gli italiani, alla trasmissione del sapere musicale tra le seconde generazioni, al ruolo dei musicisti e alla loro relazione dinamica con la “madrepatria”, al transnazionalismo delle musiche sacre, all’utilizzo delle tecnologie sempre più complice nella costruzione di sentimenti di appartenenza diluiti negli ampi confini diasporici. Una ampia introduzione di Serena Facci e due importanti saggi di Adelaida Reyes e Francesco Remotti contribuiscono lucidamente ad affrontare i nodi teorici che sottendono al volume. A questa parte teorica iniziale segue la presentazione di ricerche originali condotte da giovani studiosi riguardanti le pratiche musicali di diverse comunità diasporiche insediatesi in Italia in tempi recenti o da lungo tempo tra cui armeni, cinesi, ucraini, eritrei, sikh. Nell’ultima parte del volume vengono riprese, alla luce delle ricerche presentate, questioni di metodo riguardanti questo peculiare oggetto di ricerca intrinsecamente transnazionale. Come è naturale che sia, in una pubblicazione on-line sono presenti diversi link che rinviano ad esempi audio e video che illustrano attraverso la documentazione audiovisiva le ricerche rendendo questo volume pienamente multimediale.

 

 

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Sguardi musicali: La documentazione audiovisiva della performance musicale

Nel corso di quattro giorni, un gruppo di studenti selezionati tramite bando internazionale potranno partecipare al workshop curato da Marco Lutzu (Università di Cagliari) e Simone Tarsitani (Durham University) per approfondire tematiche legate alle riprese video della performance musicale, alla presa del suono, e all’editing digitale di filmati musicali. Il workshop si svolge con la collaborazione e presso la sede di ARCHiVe (Analysis and Recording of Cultural Heritage in Venice). L’appuntamento è parte di una più ampia iniziativa denominata Sguardi Musicali: progetti di etnomusicologia visiva, avviata nel 2018 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che prevede attività di formazione, promozione e sostegno alla produzione nell’ambito dell’etnomusicologia audiovisiva e multimediale.

 

 

Qui maggiori informazioni sul progetto Sguardi musicali e sulle borse di studio offerte.

Bîrûn – musica ottomana. Le composizioni del Principe Demetrius Cantemir (1673-1723)

Riparte il ciclo di seminari di musica ottomana Bîrûn, organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che giunge alla nona edizione. Quest’anno il Maestro Kudsi Erguner ha scelto come tema lo studio sulle composizioni del principe e musicista Demetrius Cantemir, vissuto alla corte ottomana per molti anni nel corso del XVII secolo. Il principe moldavo Demetrius Cantemir (1673-1723) fu un genio dai molti talenti: figlio di Costantin Cantemir, principe e governatore (voyvod) della Moldavia, venne prelevato nel 1687 dagli ottomani e tenuto a Costantinopoli come ostaggio principesco, ad evitare colpi di testa e sommosse in Moldavia. Egli crebbe così nella metropoli ottomana, dove si sposò e visse sino al 1710, muovendosi tra il quartiere dei greci ortodossi del Fanar (Fener) e la corte. Tra i molti suoi talenti, egli coltivò quello musicale e intrattenne rapporti con i nobili, con il sultano Ahmed III (1673-1736), ma soprattutto con i maggiori musicisti e compositori della sua epoca, divenendo egli stesso solista di liuto a manico lungo tanbūr. Al seminario parteciperà un gruppo selezionato di musicisti che si esibirà in un concerto aperto al pubblico, nel Cenacolo Palladiano, il 15 luglio. Come nelle edizioni precedenti il seminario sarà preceduto anche quest’anno da un “Preludio a Bîrûn” a cura di Giovanni De Zorzi.

 

Concerto
15 luglio 2022, ore 18
Cenacolo Palladiano, Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

 

Ensemble Bîrûn 2022

Kudsi Erguner, direzione artistica e ney
Murat Avsar, tanbur
Muaz Ceyhan, tanbur
Alessandro Darsinos, percussioni
Giovanni De Zorzi, ney
Ibrahim Genc, ‘ud
Safa Kormaz, ‘ud
Abdullah Turgut, tanbur
Sun Zheng, erhu

 

Ingresso libero, per partecipare è necessaria la registrazione all’evento sulla piattaforma Eventbrite al link.

Sarà possibile registrarsi a partire dal 7 luglio 2022

 

Le musiche di tradizione orale come patrimonio culturale (bene musicale)

Una questione nuova che si pone per l’etnomusicologia italiana, e per la musicologia nel suo complesso, è la mancata presenza del lemma ‘musica’ nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. La musica viene pensata e normata solo in quanto spettacolo dal vivo, mentre la tutela e la salvaguardia dei beni musicali non è prevista nell’ordinamento legislativo italiano. Da qui la necessità di una riflessione, in particolare da parte dell’etnomusicologia, in quanto nuova disciplina a cavallo tra musicologia e demoetnoantropologia che deve misurarsi con la definizione di bene musicale (materiale e immateriale) anche alla luce della recente normativa emanata dall’Unesco. Si tratta di riconoscere e definire quali possano essere considerati beni musicali nell’ambito delle musiche di tradizione orale, tra registrazioni e documentazioni audiovisive, strumenti musicali, archivi, saperi tramandati.

Sono invitati dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati a discutere di questi temi, per elaborare proposte scientificamente fondate al fine del riconoscimento dei beni musicali e della figura del ‘musicologo’ nell’ordinamento del Ministero della Cultura: esperti nel campo dell’etnomusicologia; Scuole di specializzazione in Beni Demoetnoantropologici delle Università di Perugia e Roma “La Sapienza”; esperti etnomusicologi delle Soprintendenze; esponenti di istituzioni ministeriali deputate alla gestione dei Beni Musicali quali ICBSA e del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali.

 

Comitato scientifico: Fulvia Caruso; Serena Facci; Giovanni Giuriati; Ignazio Macchiarella; Claudio Rizzoni

 

Programma

 

23.06.2022

 

ore 14.30 | Indirizzi di saluto
Renata Codello, Segretario Generale, Fondazione Giorgio Cini
Antonello de Berardinis, Direttore, Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi
Michele Nitti, Onorevole alla Camera dei Deputati, Commissione Cultura, Scienze e Istruzione

 

ore 15.00 | Intervento introduttivo
Giovanni Giuriati, Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, Fondazione Giorgio Cini

 

ore 16.00 | La formazione di un (etno)musicologo esperto del patrimonio culturale
Relazione introduttiva: Fulvia Caruso, Università di Pavia

Interventi:
Serena Facci, Università di Roma “Tor Vergata”
Daniele Parbuono, Università di Perugia
Donatella Restani, Università di Bologna

 

24.06.2022

 

ore 9.30 | Quale possibile ruolo per un etnomusicologo nell’organico del MiC
Relazione introduttiva: Claudio Rizzoni, Soprintendenza di Genova e La Spezia, Ministero della Cultura

Interventi:
Lorenzo Bianconi, Università di Bologna
Umberto D’Angelo, Associazione Bianchi Bandinelli
Sandra Suatoni, Segretariato Generale, Ministero della Cultura
Roberta Tucci, Università di Roma “La Sapienza”
Leandro Ventura, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, Ministero della Cultura

 

pausa

 

ore 15.00 | L’etnomusicologo sul campo tra ricerca e istituzioni, tra musicologia e antropologia
Relazione introduttiva: Ignazio Macchiarella, Università di Cagliari

Interventi:
Vito Lattanzi, Ufficio UNESCO, Ministero della Cultura
Guido Raschieri, Università di Trento
Nicola Scaldaferri, Università di Milano
Grazia Tuzi, Università di Roma “La Sapienza”

 

 

 

Scarica il programma 

Trio Munedaiko

Concerto del Trio Munedaiko
Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro tamburi giapponesi
Musiche della tradizione giapponese wadaiko
21 Febbraio 2022 ore 20.30
Sala concerti del Conservatorio B. Marcello
Introduce Enrico M. Fiore: Lo spirito delle percussioni giapponesi a Venezia

 

Masterclass di tamburi giapponesi con il Trio Munedaiko
22 Febbraio 2022 ore 15.30
Aula didattica del Conservatorio B. Marcello

 

 

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, collabora all’organizzazione di due eventi che vedono protagonisti il Trio Munedaiko.

Con il termine wadaiko si intende un genere di musica giapponese tradizionale eseguita da uno o più musicisti che nasce a partire dalla figura di Daihachi Oguchi, il quale introduce elementi provenienti dalla musica occidentale (soprattutto dal jazz) nelle performance musicali tradizionali, arricchendole di forti gestualità sceniche. Caratteristica principale è il ruolo centrale che riveste il taiko il tamburo di legno ricavato da un unico tronco d’albero che veniva utilizzato durante le battaglie per impartire ordini ai guerrieri, e durante le feste popolari per portare gioia e ritmo e durante le funzioni religiose. Il taiko ha una storia millenaria. Pare che i primi reperti risalgano sin dal periodo Jōmon (10.000 a.C. – 300 a.C), e già alcune illustrazioni del periodo Kofun (250-538 d.C.) attestano l’utilizzo delle percussioni da parte del popolo giapponese. In epoca Heian (794-1185 d.C.), momento di massimo splendore della musica di corte (gagaku), il taiko trova ampio uso anche nella corte nobiliare. I tipi di tamburo e il loro impiego variano molto in base ai contesti in cui vengono suonati. Si passa dall’ambiente nobiliare, dove prendono parte del repertorio musicale gagaku, fino ad arrivare alle feste popolari contadine, animate dalle performance folkloriche (minzoku geinō).

 

Il Trio Munedaiko è un gruppo di studio dedicato alla pratica ed alla valorizzazione del tamburo tradizionale giapponese per scoprire, sviluppare ed evolvere se stessi.
Riconosciuto ufficialmente come collaboratore culturale dell’ambasciata giapponese in Italia, realizza concerti in tutta Italia ed in Europa per far conoscere il potere espressivo dei loro tamburi. Riportando nelle loro incredibili performance la musica, il teatro e la danza di questa secolare tradizione fanno rivivere, a chi li ascolta, frammenti del Giappone antico. L’obiettivo del gruppo è, attraverso l’arduo allenamento del corpo, l’arte e la cultura, trovare la stabilità della mente e dello stato d’animo, per approfondire lo spirito in armonia e in risonanza con l’altro.

 


 

Entrambi gli eventi sono parte del programma del Festival Internazionale Japan Contemporary Arts in Venice – The Aestechics of Emptiness organizzato dal Conservatorio Benetto Marcello, Università Ca’ Foscari Venezia e Accademia di Belle Arti di Venezia, in collaborazione con: Fondazione Giorgio Cini; Japan Foundation; Study in Venice e Fondazione Ugo e Olga Levi.

 

Il festival si svolge a Venezia dal 21 al 24 febbraio 2022.
Sono previsti in programma: conferenze, concerti, workshop, lezioni aperte, visite guidate.

 

Programma del Festival: https://www.conservatoriovenezia.eu/blog/eventi/collaborazioni/the-aesthetics-of-emptiness/  

 

Modulo di prenotazione: https://forms.gle/fcUwkLgFSQsNe58b6

 

 

 

Sguardi musicali: documentari etnografici

Seminario e Rassegna di documentari etnografici nell’ambito del progetto Sguardi musicali

 

2 dicembre 2021 | Università Ca’ Foscari Venezia

a cura di Giovanni Giuriati, Marco Lutzu e Simone Tarsitani

in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali e Dipartimento di Studi Umanistici, Università Ca’ Foscari Venezia

 

 

Il seminario e la rassegna di documentari sono parte di una più ampia iniziativa denominata Sguardi Musicali: progetti di etnomusicologia visiva, avviata nel 2018 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che prevede attività di formazione, promozione e sostegno alla produzione nell’ambito dell’etnomusicologia audiovisiva e multimediale.
L’edizione di quest’anno si concentrerà sull’utilizzo della macchina da presa come strumento che favorisce la conduzione di un tipo di ricerca partecipativa in ambito etnomusicologico.

La mattina è previsto un seminario destinato agli studenti dell’Università Ca’ Foscari con la partecipazione di antropologi, etnomusicologi e filmmakers che rifletteranno su come l’impiego della videocamera abbia condizionato il loro modo di fare etnografia.

Nel pomeriggio è prevista invece la proiezione pubblica di alcuni documentari di interesse etnomusicologico e la prima assoluta del film Videomaking Al Andalus prodotto da Dario Ranocchiari, vincitore del Premio Borsa Carpitella conferito dall’IISMC nel 2019.

 

E’ possibile assistere alle proiezioni del pomeriggio presso il CFZ – Cultural Flow Zone compilando il modulo in fondo a questa pagina.

 

 

Programma seminario (destinato agli studenti)
8.45 – 11.15
Università Ca’ Foscari (Campo San Sebastiano, 30123 Venezia), Aula Padoan
La ricerca audiovisiva partecipativa in etnomusicologia

Con la partecipazione di: Giovanni Giuriati, IISMC Fondazione Giorgio Cini, Università ‘La Sapienza’ di Roma; Valentina Bonifacio, Università Ca’ Foscari Venezia; Giovanni De Zorzi, Università Ca’ Foscari Venezia; Marco Lutzu, Università degli Studi di Cagliari; Simone Tarsitani, Durham University; Dario Ranocchiari, Universidad de Granada.

 

 

 

Filmare con …

La ricerca audiovisiva partecipativa in etnomusicologia

 

Proiezioni a partire dalle ore 15.00

CFZ – Cultural Flow Zone (Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392)

Ingresso libero | Registrazione obbligatoria

 

 

Shooting Freetown, di Kieran Hanson (2011) 29 min
Un decennio dopo la devastante guerra civile in Sierra Leone, dalle ceneri sorge una nuova alba di creatività nei media audiovisivi. Ispirato dall’“antropologia condivisa” e dall’“etno-fiction” di Jean Rouch, Shooting Freetown segue tre persone che si fanno strada nel cinema e nella musica nella capitale della nazione, affrontando le continue lotte con visione e intraprendenza. Incorporando progetti video collaborativi, le loro storie danno una nuova immagine della Freetown del dopoguerra, presentata al mondo attraverso le loro lenti.

 

Fabrik Funk, di Alexandrine Boudreault-Fournier, Rose Satiko Gitirana Hikiji e Sylvia Caiuby Novaes (2015) 25 min
Karoline è una giovane donna che vuole una vita più eccitante rispetto alla sua normale routine in un call center. Nelle strade di Cidade Tiradentes, nel distretto di San Paolo, il più grande complesso residenziale a basso reddito dell’America Latina, Karoline insegue il suo sogno di diventare una MC in un luogo conosciuto come la Funk Factory. Il film è un’etnofiction che esplora l’universo del Funk, una pratica che coinvolge musica, danza, tecnologia, moda e consumo emersa negli ultimi decenni come una delle manifestazioni culturali più importanti tra i giovani brasiliani.

 

Videomaking Al Andalus, di Dario Ranocchiari (2021) 60 min [prima assoluta]
Il film racconta il processo creativo di tre gruppi musicali di Granada molto diversi tra loro, che accettano la sfida di realizzare ognuno un video musicale autoriflessivo. Un video che esplori la loro relazione con il territorio in cui vivono, che fu l’ultimo sultanato nazarí della penisola iberica, con gli echi che ha lasciato e che risuonano nei vicoli dell’Albayzín o nel canto delle acequias delle Alpujarras. Provando a tradurre visualmente i loro mondi sonori tramite laboratori partecipativi coordinati dal regista-etnografo, i musicisti di Al Firdaus, Darash e Pablo López si confrontano con i riflessi di Al Ándalus attraverso la loro musica tra legami con il sufismo, fusione mediterranea e rap rivendicativo.

 

 

 

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