Istituto di Storia dell'Arte Archives - Pagina 3 di 28 - Fondazione Giorgio Cini

Martha Jungwirth – Herz der Finsternis

La Galleria di Palazzo Cini, straordinaria casa-museo che custodisce i capolavori della collezione di Vittorio Cini, riapre al pubblico con una mostra dedicata all’artista austriaca Martha Jungwirth (Vienna 1940). Unica donna tra i membri fondatori del gruppo di artisti “Wirklichkeiten” (“Realtà”), le sue opere furono esposte nella mostra alla Secessione di Vienna del 1968, curata da Otto Breicha. Da allora Martha Jungwirth ha continuato a sviluppare un linguaggio visivo innovativo, caratterizzato dall’esplorazione del colore e da linee incisive. Nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Premio Oskar Kokoschka assegnato dallo Stato austriaco, accompagnato da un’ampia mostra personale all’Albertina di Vienna; nel 2020 una retrospettiva al Museum Liaunig di Neuhaus ha celebrato l’ottantesimo compleanno dell’artista mentre due anni dopo la Kunsthalle di Düsseldorf ha presentato un’ampia mostra personale a lei dedicata. Le sue opere sono ammirate da diverse generazioni di artisti e sono oggi esposte nelle collezioni di importanti istituzioni come il museo Albertina di Vienna e il Centre Pompidou di Parigi.

 

Il lavoro di Martha Jungwirth attinge a varie fonti (il corpo umano, i viaggi, la storia dell’arte, la mitologia, i contesti storici, sociali e politici) catturando impulsi interni e fugaci che vengono registrati nella pittura.
Le sue composizioni sono in bilico tra astrazione e figurazione, tra l’inconscio e l’intenzionale, slegate e libere, impegnate solo nella loro verità. Come per tutti i suoi soggetti, le forme rimangono al di là del facilmente identificabile, spostandosi tra i regni del reale e dell’immaginario, dell’incarnato e del trascendente e le composizioni si rivelano all’artista durante il processo pittorico. L’ispirazione dell’artista all’arte antica è esemplificata da lavori come In Ohne Titel, aus der Serie “Nicht mehr und nicht weniger” (2021), in cui Jungwirth cita Francisco Goya (1746-1828) intitolando la sua serie con il titolo dell’opera dell’artista spagnolo Ni mas ni menos (1797-1798). All’interno del percorso della mostra, saranno presenti anche dipinti inediti dell’artista viennese ispirati alle stesse opere della Galleria a rimarcare il rapporto tra la sua pittura e la storia dell’arte.

 

A cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e realizzata con il supporto della galleria Thaddaeus Ropac, l’esposizione sarà aperta al pubblico dal 17 aprile al 29 settembre, tutti i giorni della settimana (escluso il martedì), mentre la Galleria di Palazzo Cini, con le sue collezioni permanenti, rimarrà aperta fino al 13 ottobre 2024 (www.palazzocini.it).

Appuntamenti Cini Ambassador

Riprende nel mese di marzo, il giorno 19 marzo, il ciclo di visite guidate dedicato esclusivamente ai Cini Ambassador, con un incontro a cura di Egidio Ivetic, direttore dell’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano. L’Istituto, fondato nel 1955, tra i primi alla Fondazione Giorgio Cini, è dedicato allo studio della storia di Venezia tramite la raccolta di documentazione, la ricerca, l’organizzazione di incontri scientifici, la pubblicazione della rivista «Studi Veneziani».

 

Durante la settimana di apertura della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, saranno diverse le iniziative promosse dalla Fondazione Giorgio Cini: giovedì 18 aprile sarà possibile, per i Cini Ambassador, partecipare in esclusiva all’opening sull’Isola di San Giorgio Maggiore delle seguenti mostre: a Le Stanze del Vetro (in partnership con Pentagram Stiftung)  Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia; negli spazi dell’ex Piscina Gandini sarà presentata la mostra “In Nebula” dell’artista Chu Teh-Chun, promossa dall’omonima fondazione svizzera; sarà rinnovata anche la collaborazione con la galleria Thaddaeus Ropac con una mostra di opere inedite dell’artista americano Alex Katz, a cura di Luca Massimo Barbero e a Palazzo Cini, al secondo piano della Galleria, verrà ospitata una mostra dedicata all’artista austriaca Martha Jungwirth. A Le Stanze della Fotografia sono presentate, durante la Biennale Arte due mostre: una grande retrospettiva su Helmut Newton, una mostra di Patrick Mimran e una mostra di fotografie selezionate mediante un bando per giovani fotografi.

 

Il 7 maggio verrà presentato il Centro Studi del Vetro, il più importante e completo archivio generale del vetro veneziano, fondato nel 2012 dall’iniziativa congiunta di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung che ha recentemente trasferito la propria sede e gli archivi nella rinnovata Sala Messina, in seguito a un importante intervento di restauro realizzato con il contributo del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Pentagram Stiftung.

 

Il 18 giugno i Cini Ambassador scopriranno la nuova e straordinaria ricollocazione, nella Biblioteca del Longhena a scaffale aperto, dei volumi dedicati esclusivamente allo studio della storia della Repubblica di Venezia nei suoi aspetti storici, culturali e artistici. Per raggiungere questo risultato, la sala stessa è stata arricchita con pubblicazioni provenienti dagli istituti di Lettere, di Venezia e Oriente e, in particolare, dall’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano, grazie al quale è stato anche possibile acquisire nel 2017 l’importante biblioteca dello storico Alberto Tenenti (1924-2002).

 

Infine venerdì 28 giugno alle 11.30 un appuntamento speciale per i Cini Ambassador che potranno partecipare all’inaugurazione della mostra, Eleonora Duse. Mito contemporaneo a Palazzo Cini a San Vio, accompagnati dalla direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma, Maria Ida Biggi.

Nuovi studi sul disegno di paesaggio: materialità, esperienza, pratica, 1500-1800

Il disegno di paesaggio è stato per lungo tempo considerato come passatempo amatoriale o esercizio delle abilità compositive in relazione alla produzione pittorica. L’orientamento degli studi più recenti verso questioni di pratica artistica e materialità delle opere ha permesso di esplorare il disegno di paesaggio in quanto opera d’arte autonoma o come restituzione dell’esperienza della natura. Del resto, disegni e stampe di paesaggi prodotti da artisti come Leonardo e Dürer, Rembrandt, Cozens e Fragonard, continuano ad affascinare il pubblico da secoli.

 

Sul tema, l’Istituto di Storia dell’Arte, con il sostegno della Tavolozza Foundation, promuove un convegno – curato da Camilla Pietrabissa e da Elisa Spataro – che intende prendere in esame la complessità di tale manifestazione artistica ponendo l’attenzione sugli aspetti materiali ed estetici. Dalle tecniche agli strumenti utilizzati per osservare e registrare su carta la natura e gli spazi urbani, all’assemblaggio di album e all’innovazione delle tecniche di stampa, le due giornate di studio si propongono di dimostrare come le ricerche più recenti stiano plasmando la storia delle immagini del paesaggio, sfidando le tradizionali narrazioni storiografiche. Tra i vari aspetti che il convegno intende affrontare e che saranno al centro degli interventi dei relatori scelti attraverso un call for papers, vi sono la nozione del disegno dal vero o ‘dal naturale’ in relazione alla pratica e all’esperienza artistica; i materiali per il disegno di paesaggio: supporti e strumenti del disegno; le pratiche di raccolta dei singoli fogli, di assemblaggio e dispersione di taccuini e album di disegni di paesaggio; gli schemi compositivi, la prospettiva e i punti di vista sul paesaggio; l’uso di strumenti ottici e di altri dispositivi tecnici.

 

Scarica il programma

 

Ospite al Castello | La raccolta della manna di Paolo Fiammingo

Il programma annuale di iniziative congiunte con la Regione del Veneto riguardanti il Castello di Monselice è stato inaugurato con la conferenza tenutasi nell’antico maniero il 27 giugno 2023 dal titolo “L’armeria di Monselice, una delle collezioni di armi più ricche d’Italia”, nel corso della quale è stato presentato il nuovo portale per la consultazione online della Fototeca Regionale, di cui le fotografie dell’armeria del Castello – una raccolta d’armi di ben 904 pezzi, seconda nel Veneto solo a quella dell’Armeria di Palazzo Ducale a Venezia – costituiscono una delle sezioni più interessanti e articolate.

A questa prima iniziativa segue un secondo importante appuntamento: dal 12 ottobre 2023 viene ospitato nelle sale del Castello di Monselice uno tra i dipinti di maggior pregio di proprietà della Fondazione Giorgio Cini proveniente dalle raccolte di Vittorio Cini e un tempo custodito proprio in questa sua residenza monselicense: La raccolta della manna di Paolo Fiammingo. Si tratta di un’opera della maturità di Pauwels Franck o Francken, più noto in Italia come Paolo Fiammingo, maestro anversese allievo del Tintoretto, e suo collaboratore, che si specializzò a Venezia con prolifica bottega e una produzione di genere orientata sul paesaggio, dove si mescola la tradizione fiamminga con quella veneziana.

 

L’esposizione presso il Castello di Monselice offre l’occasione per ammirare e far conoscere al pubblico il dipinto già nella collezione di Vittorio Cini restituito pienamente alla sua leggibilità grazie al restauro eseguito nel 2011.

Archivi Aperti

Nell’ambito dell’evento The Venice Glass Week, giunto quest’anno alla settima edizione, il Centro Studi del Vetro propone al pubblico di accedere all’interno del suo vasto Archivio documentale, da pochi mesi in una veste rinnovata. Infatti, durante la settimana dedicata al vetro veneziano, grazie al restauro della Sala Messina, sita al piano terra della Fondazione Giorgio Cini, si potrà cogliere in un unico spazio dedicato, la varietà dei materiali raccolti in questi undici anni di attività: un prezioso patrimonio costituito da materiale unico nel suo genere, come cataloghi di produzione, corrispondenza aziendale, fotografie d’epoca ma soprattutto disegni e progetti originali di diversa fattura e funzione, utilizzati all’interno delle fornaci o provenienti da fondi artistici privati. Opportunità non solo per studiosi e ricercatori ma per chiunque desidera avvicinarsi per la prima volta all’arte vetraria del novecento a Venezia per semplice curiosità o interesse verso tale ambito artistico.

 

Le visite guidate sono disponibili dal lunedì al venerdì, orario 10-13.30 / 14.30-17.00 previa prenotazione via mail a: centrostudivetro@cini.it

 

YOICHI OHIRA Artista dello Studio Glass Veneziano. I disegni della Vetreria Anfora  

YOICHI OHIRA. Artista dello Studio Glass Veneziano. I disegni della Vetreria Anfora

 

Presentazione in occasione della Venice Glass Week

Venerdì 15 settembre, ore 12

Sala Barbantini

Fondazione Giorgio Cini

Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

Presenta

Rosa Barovier Mentasti: Storica del Vetro

 

Interventi

Federico Zanini: Curatore del progetto editoriale

Francesca Giubilei: Gallerista

Barry Friedman: Gallerista e collezionista

 

 

 

In occasione della settima edizione della Venice Glass Week, il Centro Studi dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, promuove la presentazione del libro YOICHI OHIRA. Artista dello Studio Glass Veneziano. I disegni della Vetreria Anfora. La monografia è dedicata al celebrato autore di origine giapponese, legato per quasi trent’anni al vetro e in particolare all’Isola di Murano, dove realizzò opere d’arte in collaborazione soprattutto con la vetreria Anfora.

 

 

 

Il libro racconta sia l’artista che la storica fornace, dando conto in particolare di alcuni preziosi e inediti materiali d’archivio, tra cui disegni e progetti ma soprattutto un raro documento che rappresenta il repertorio delle tecniche di lavorazione utilizzate in moleria dal maestro Giacomo Barbini per realizzare le opere di Ohira.

Curata da Federico Zanini, la pubblicazione raccoglie saggi dello stesso Zanini (Yoichi Ohira, artista dello Studio Glass Veneziano), di Rosa Barovier Mentasti (Yoichi Ohira: un artista ed un amico), di Barry Friedman (Recollections of my Friend, Yoichi Ohira), di Francesca Giubilei (I favolosi anni Novanta di Yoichi Ohira a Venezia), che illustrano la figura di questo autore offrendo contributi di taglio personale e storico-artistico. Completano il testo un esaustivo apparato iconografico ed alcune interviste e testimonianze rilasciate dai maestri dell’Anfora che hanno lavorato in sinergia con Ohira.

 

Yoichi Ohira ha vissuto e lavorato a Venezia per oltre venticinque anni. Dopo anni di lavoro che combinano la profonda tradizione estetica del Giappone con le tecniche secolari della lavorazione del vetro veneziano ed è considerato uno dei principali artisti del vetro. Il suo lavoro è presente nelle collezioni dei più importanti musei del mondo.

 

 

 

 

 

Il vetro attraverso le analisi chimiche

In occasione dell’evento The Venice Glass Week, edizione 2023, mercoledì 13 settembre, il Centro Studi del Vetro in collaborazione con il LAMA – Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichi dell’Università Iuav di Venezia – presenterà all’incontro Il vetro attraverso le analisi chimiche i risultati di alcune linee di ricerca avviate nell’ultimo biennio sul vetro colorato delle produzioni Cappellin e Venini. Le indagini di laboratorio, realizzate grazie ad una borsa di studio appositamente promossa dalla Pentagram Stiftung, sono state eseguite mediante tecniche analitiche non invasive e non distruttive su svariate decine di manufatti (trattasi di più di 300 campioni di pigmenti). L’iniziativa rientra nel più ampio progetto finalizzato alla valorizzazione del vetro artistico muranese spaziando in molteplici ambiti di ricerca.

E’ possibile partecipare all’incontro del 13 settembre alle ore 16.00 previa prenotazione via mail a: centrostudivetro@cini.it  

«Arte Veneta» 79

«Arte Veneta» 79
a cura dell’Istituto di Storia dell’Arte

 

Sommario

• Chiara Ponchia, Un nuovo foglio miniato da una perduta mariegola per la Scuola di San Giovanni Evangelista a Venezia

• Luca Fabbri, Considerazioni sull’attività e nuove proposte per Bartolomeo Giolfino
• Sergio Alcamo, “Un detto con Astrologo di mano del Palma il Vecchio”. Nei depositi della Gemäldegalerie di Dresda L’Oroscopo giorgionesco creduto distrutto • Michele Guida Conte, Una vicenda frammentata: la pala per la cappella maggiore di Santa Corona a Vicenza, da Francesco Giolfino a Jacopo Tintoretto
• Federico Maria Giani, «Petrus venetus 1547». La Crocifissione della parrocchiale di Bodzentyn e alcune note sul manierismo veneziano in Polonia e Lituania nel Cinquecento

• Claudia Caramanna, Novità su Jacopo Apollonio, nipote dei Bassano
• Francesca Stopper, Intorno a Nicolò Roccatagliata e Sebastiano Nicolini e un caso di trasmissione di modelli a Venezia nel XVII secolo
• Vincenzo Mancini, “… le merende sono andate in cielo”. Johann Liss (e Nicolas Regnier) a Venezia
• Sara Grinzato, Iconografia e propaganda a Venezia nel Settecento: Jacopo Guarana a Palazzo Ducale

Segnalazioni
• Francesco Ceretti, Cremona Serenissima: Marco Marziale e la cultura figurativa filoveneziana
• Paolo Goi, Il monumento di Nicolò II della Torre a Gradisca d’Isonzo
• G. Bocchi, Il cavalier Giovanni Giacomo Morati, pittore e maestro veneziano matricolato
• Carolina Trupiano Kowalczyck, Apollonio Domenichini, il maestro della Fondazione Langmatt. Storia della commissione e provenienza delle celebri vedute di Venezia
• Chiara Lo Giudice, Un gruppo di disegni inglesi di ritratto e qualche nota sulla fortuna di Jacopo Amigoni in Inghilterra 

Carte d’Archivio
• Matteo Mazzalupi, Urbino 1438: i Montefeltro e gli esordi di Antonio Vivarini
• Andrea Franci, “Una paseta da altar” di Lorenzo Lotto per “li homini de la vila de Saleto”
• Maria Stella Alfonsi, Non solo Leopoldo. Paolo del Sera e un bozzetto di Bernardo Strozzi per Giovan Carlo de’ Medici

 

Ospite a Palazzo | Bernardo Bellotto

Prosegue la stagione della Galleria di Palazzo Cini a San Vio con l’arrivo di un nuovo ospite d’eccezione. È il singolare dipinto di Bernardo Bellotto (1721-1780) Varsavia, chiesa di Santa Croce, databile 1778, prestito dal Museo del Castello Reale di Varsavia, che entra nelle sale della Galleria nell’ambito della rassegna Ospite a Palazzo, dal 15 luglio  al 15 ottobre 2023.

 

Un’opera straordinaria e un’importante testimonianza della vivace attività in Europa del vedutista veneziano, del suo sguardo curioso, capace di indagare la vita delle città visitate; così meticoloso da rendere Bellotto un appassionato e sensibile cronista della civiltà europea del tempo, maestro del realismo, del drammatico impianto luministico, dal raffinato sapere architettonico. Caratteristiche evidenti nella resa della facciata barocca della chiesa di Santa Croce, una delle più importanti di Varsavia, protagonista di una scena popolata di luce e brulicante di vita.

 

Nipote e allievo di Giovanni Antonio Canal, da cui eredita il soprannome Canaletto, Bernardo Bellotto si differenzia dal maestro per un più analitico realismo che si intensifica proprio negli anni in cui, invitato nelle corti europee, produce immagini di immenso valore storico: prima a Dresda, dove risiede dal 1762 al 1766, poi nella Varsavia del re Poniatowski, segnata da un profondo conflitto sociale, dove convivevano estrema ricchezza e disperata povertà, capitale di un Paese in grave declino politico ma pulsante di vita.

Proprio Varsavia sarà l’ultima residenza dell’artista, che qui  muore il 17 novembre 1780.

 

Coinvolto dal fascino multiforme della civiltà polacca, Bellotto è in grado di fornire una precisa testimonianza della variegata società settecentesca e di rappresentare, al contempo, una documentazione storica della città, dei suoi palazzi, tanto che il dipinto ora ospite eccezionale di Palazzo Cini, servì come modello per la ricostruzione della chiesa di Santa Croce, distrutta dopo la Rivolta di Varsavia del 1944.

 

Insieme alla tela realizzata en pendant raffigurante la Chiesa delle Sacramentine, l’opera era collocata nell’anticamera Senatoriale del Castello Reale di Varsavia, celebre come Sala di Canaletto, a partire dalla fine del 1777. Due vedute di Varsavia indissolubilmente legate alla storia della Polonia fino al Novecento: rimaste nella Sala di Canaletto fino al 1807, passano al principe Jozef Poniatowski, eroico combattente per la libertà della patria, per poi essere requisite dallo zar Nicola I, come ritorsione per la insurrezione di Varsavia del 1830-1831; in Russia rimangono fino al patto di Riga del 1922 per poi tornare al Castello Reale dove, nel 1939 vengono confiscate dal regime nazista e portate in Germania; recuperate nel 1945 e collocate al Museo Nazionale – il Castello Reale era stato raso al suolo dalle bombe tedesche – vengono utilizzate come fonte documentaria per la ricostruzione del centro storico della città. Nel 1984 i dipinti di Bellotto rientrano nella Sala di Canaletto, nel castello ricostruito.

 

Grazie ad Assicurazioni Generali, main partner della Galleria fin dalla sua riapertura nel 2014 e da molti anni sostenitore istituzionale della Fondazione Giorgio Cini, la stagione espositiva proseguirà fino al 15 ottobre 2023. La collaborazione con la Fondazione Cini è frutto di un legame proficuo e duraturo che nasce dalla comune esigenza di impegnarsi nella promozione dell’accesso e della fruibilità della cultura.

 

 

 

 

L’armeria di Monselice, una delle collezioni di armi più ricche d’Italia

In collaborazione con la Regione del Veneto la Fondazione Giorgio Cini promuove, il giorno 27 giugno alle ore 11.00 presso il Castello di Monselice, una conferenza dal titolo “L’armeria di Monselice, una delle collezioni di armi più ricche d’Italia”, nel corso della quale sarà presentato il nuovo portale per la consultazione online della Fototeca Regionale, di cui le fotografie dell’armeria del Castello costituiscono una delle sezioni più interessanti e articolate.

 

Il nuovo portale dedicato alla Fototeca Regionale, realizzato e pubblicato online nel 2022, presenta un catalogo che comprende oltre ventimila schede – compilate in base alla normative emanate dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) – relative alle fotografie della Fototeca Regionale ma anche agli oggetti d’arte che vi sono riprodotti, conservati in diversi musei del Veneto, tra cui quelli di Bassano del Grappa, Belluno, Feltre, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Vicenza. In particolare presenta i risultati della digitalizzazione e catalogazione della sezione della fototeca relativa all’armeria del Castello di Monselice, allestita da Vittorio Cini negli anni Trenta del secolo scorso. Si tratta di una raccolta d’armi di ben 904 pezzi – seconda nel Veneto solo a quella dell’Armeria di Palazzo Ducale a Venezia – e che occupa attualmente l’intero pianoterra della Torre Ezzeliniana. La provenienza italiana, spagnola, tedesca e francese delle armi esposte – tra cui armature complete da torneo e da guerra, elmi e cotte di maglia, spade, pugnali, armi in asta, balestre e armi da fuoco – offre una visione dell’uso e della diffusione delle armi in Europa con riferimento al periodo medievale e rinascimentale.

 

Dopo i saluti istituzionali sono previsti gli interventi del direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, Luca Massimo Barbero, che introdurrà il tema dell’Armeria di Monselice, di Ilaria Turetta, sul progetto della Fototeca Regionale e il nuovo portale online, di Joan Porcel Pascual, sul tema della digitalizzazione degli archivi fotografici, e di Emanuele Manin, che illustrerà la collezione di armi antiche.