Istituto Musica Comparata Archives - Pagina 5 di 16 - Fondazione Giorgio Cini

Sguardi musicali: progetti di etnomusicologia visiva

Sguardi musicali: progetti di etnomusicologia visiva 

A cura di Marco Lutzu e Simone Tarsitani

 

“A causa delle normative anti Covid abbiamo dovuto annullare il workshop per come l’avevamo ipotizzato in presenza.

L’opportunità di lavorare online però ci dà un’occasione unica per fare, in modo ancora più approfondito e partecipato, una delle attività fondamentali che avevamo in programma per il workshop, ossia lavorare insieme ai vincitori della borsa Carpitella degli scorsi anni, scoprendo dettagli dei loro progetti etnomusicologici, guardando materiali, discutendo prospettive di ricerca, difficoltà nelle varie fasi della produzione, e, nel caso di Christopher Ballengee, risultati finali di un percorso annuale di lavoro.”

Marco Lutzu, Simone Tarsitani

 

Nell’ambito della ricerca etnomusicologica, la componente audiovisiva sta diventando largamente preponderante nella documentazione sul campo, nella produzione dei risultati e nella divulgazione. La telecamera ha ormai sostituito il registratore in gran parte delle attività di documentazione e la tecnologia digitale ha reso accessibile la produzione di documenti audiovisivi di qualità per fini di archiviazione, analisi e pubblicazione. I filmati vengono utilizzati dagli etnomusicologi non soltanto per la produzione di documentari, ma anche per la divulgazione, per la didattica, per la creazione di archivi multimediali. A questa grande proliferazione nell’uso delle tecnologie audiovisive non corrisponde una adeguata formazione dei ricercatori, a cominciare dall’ambito universitario dove il numero ridotto di docenti e risorse non consente, nella gran parte dei casi, di affrontare la didattica della ricerca sul campo e i procedimenti di documentazione, analisi e montaggio di prodotti audiovisivi come sarebbe necessario.

 

L’edizione del workshop 2020 è realizzata in collaborazione con ARCHiVE, Durham University’s Department of Music, Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università di Cagliari.

 

PROGRAMMA

 

Eyes on music’s Carpitella Fellowship: past, present and future projects
Relazioni e confronto sulle prime tre esperienze di cinema etnomusicologico nell’ambito dell’iniziativa Eyes on music della Fondazione Cini.

Le due sessioni, coordinate da Marco Lutzu e Simone Tarsitani, presenteranno i report dei primi tre Carpitella Fellows.

Questi includeranno la proiezione del primo film completato, un rapporto sui lavori in corso sul secondo progetto e, infine, il background e la pianificazione del terzo progetto.

I borsisti condivideranno piani, idee ed estratti dei loro filmati, quindi questo evento rappresenterà una rara opportunità di ascoltare approfondimenti dalle varie fasi di sviluppo di tali progetti, con l’opportunità di ascoltare e discutere di sfide e successi.

 

Sabato 26 settembre dalle 14 alle 18 (GMT + 1) su Zoom
• Presentazione del progetto Eyes on Music
• Chris Ballengee (Carpitella Fellow 2018-19) presenta aspetti e riflessioni sulla produzione di “Sweet Tassa: Music of the Indian-Caribbean Diaspora”
• Proiezione del film
• Discussione

 

Domenica 27 settembre dalle 14 alle 18 (GMT + 1) su Zoom
• Dario Ranocchiari (Carpitella Fellow 2019-20) riferisce sui progressi attuali, le sfide e le prospettive del suo progetto
• Discussione
• Petr Nuska (Carpitella Fellow 2020-21) presenta il suo progetto cinematografico e il materiale campione esistente
• Discussione

 

Per informazioni sulla partecipazione scrivere a musica.comparata@cini.it

 

 

La musica delle diaspore nel XXI secolo: ricerche e metodi

Il seminario Musiche e musicologie del XXI secolo giunto alla sua quinta edizione, intitolata La musica delle diaspore nel XXI secolo: ricerca e metodi, intende dibattere su una questione che riteniamo di forte attualità: il ruolo che svolge la musica nelle migrazioni a connotati diasporici del XXI secolo. Ciò implica una riflessione aggiornata sui fenomeni più recenti e una messa a punto delle metodologie finora impiegate dall’etnomusicologia per studiare questi processi. Anche in questo nuovo secolo, infatti, le diaspore costituiscono fenomeni importanti, sia che esse siano forzate per sfuggire a guerre o persecuzioni, sia che esse siano innescate da motivi economici. Un fenomeno antico quanto l’uomo sta assumendo oggi nuovi connotati a seguito di mutate condizioni sociali ed economiche, di forti cambiamenti nello scenario politico internazionale, e di nuove modalità di produzione e consumo musicale sempre più condizionate dai media e dalla tecnologia. La domanda che intende porsi il seminario è se siano necessari nuovi strumenti interpretativi e/o come debbano essere ritarate le metodologie sviluppate nel secolo scorso in cui gli studi sulla diaspora si sono sviluppati e hanno assunto autonomia disciplinare e prospettiva interdisciplinare.


Scarica il pieghevole


Programma

Musiche (e musicologie) del XXI secolo 5

 

La musica delle diaspore nel XXI secolo: ricerche e metodi
Music of the twenty-first century diasporas: research and methods

 

Seminario a cura di Serena Facci e Giovanni Giuriati

 

Programma

 

Giovedì 23 gennaio

9.30-10.30

 

Serena Facci and Giovanni Giuriati

Considerazioni introduttive

 

Coffee break

 

11.00-13.00

Adelaida Reyes

Migration: Ethnomusicological Terra (In)cognita?

 

Lunch

 

15.00-17.00

 

Francesco Remotti

Coesistere e convivere: il lavoro sulle somiglianze e sulle differenze

 

 

Venerdì 24 gennaio

9.30-13.00

Poster session

 

Thea Tiramani

Transmitting music in a diasporic context. How young Sikhs learn to chant and play Kirtan in Italy

 

Blanche Lacoste

Taking care of the others, taking care of yourself. The music as a self-representation of the caregivers in Rome.

 

Vanna Crupi

Continuity of chant for a fluid community: the case of Eritrean Christian migrants in Rome

 

Maria Giuliana Rizzuto

“In a foreign land”. New spaces for liturgic chant in Rome and Palermo

 

11.00 Coffee break

 

Francesco Serratore

Wencheng-Milan Return: Transnational Musical Practices in the Chinese Diaspora to Italy

 

Ortensia Giovannini

“Notre patrie c’est la meilleure colonie de vacances”. Music of the Armenian diaspora to understand the homeland.

 

Linda Cimardi

From Yugoslav Policies to Global Trends: The Dissemination and Performance of African Musics in Croatia.

 

Discussants: Fulvia Caruso, Domenico Staiti, Grazia Tuzi

 

Lunch

 

15.00-17.00

 

Marco Martiniello

Music, Ethnicity and Migration: Complex Relationships to be elucidated

 

 

Sabato 25 gennaio

9.30-11.30

 

Alex E. Chavez

Verses and Flows: Borders, Migrant Lives, and the Sounds of Crossing

 

Coffee break

 

12.00-13.00

Final discussion

 

 

 

 

Sguardi Musicali. Rassegna di documentari etnomusicologici: Caraibi e Papua Nuova Guinea

Sguardi musicali, rassegna di documentari etnomusicologici dedicata ai Caraibi e Papua Nuova Guinea a cura di Marco Lutzu e Simone Tarsitani è parte di un più ampio progetto avviato nel 2018 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che prevede attività di formazione, promozione e sostegno alla produzione nell’ambito dell’etnomusicologia visiva e multimediale. Scopo della rassegna è quello di favorire la circolazione di documentari di interesse etnomusicologico attraverso proiezioni, momenti di riflessione e incontri con gli autori.

Il progetto è promosso dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati in collaborazione con Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali Logo e con il contributo di ENI.

 

Questa prima edizione è articolata in due sessioni tematiche. La prima prevede la proiezione di tre documentari dedicati a pratiche musicali di area caraibica introdotti dai curatori della rassegna: The Other Side of the Water, di Jeremy Robins e Magali Damas (2011) girato tra Haiti e New York e dedicato alla musica “rara” haitiana; Santeros, di Marco Lutzu (2015), sui tamburi sacri batá della Santería cubana e, in prima proiezione assoluta, Sweet Tassa: Music of the Indian-Carribean Diaspora, dedicato alla musica “tassa” delle comunità indiane di Trinidad e Tobago, di Christopher Ballengee (2019), vincitore del Premio Borsa Carpitella 2018.

 

La seconda sessione, invece, prevede la proiezione di Voices of the Rainforest, di Steven Feld (2019). Il film documenta ventiquattro ore della vita della comunità Kaluli nella foresta pluviale del Bosavi (Papua Nuova Guinea).  Un avvincente lavoro multimediale realizzato in alta risoluzione (4K) e con audio multicanale combinando materiali audiovisivi raccolti nel 1976-1999 e nuove immagini realizzate nel 2018.


Programma a partire dalle ore 14 

 

The Other Side of the Water, di Jeremy Robins e Magali Damas, 2011, 57 min.

Il documentario segue un gruppo di giovani immigrati che prendono una antica musica dalle colline di Haiti e la reinventano per le strade di Brooklyn. Il viaggio di questa improbabile band offre una visione unica dell’esperienza haitiano-americana: uno sguardo raro in un mondo di musica, spiritualità e attivismo culturale incentrato sul “rara”, in parte cerimonia di carnevale, in parte vodou, in parte strumento di protesta sociale, una delle forme di musica più mozzafiato e contestate nelle Americhe.

 

Santeros, di Marco Lutzu, 2015, 69 min.

Yuliet, giovane madre di famiglia, pratica la Santería fin da piccola e da qualche anno ha scoperto di avere doti di spiritista e di medium. Alain, musicista di talento, ha consacrato la sua vita a l’oricha Aña, condizione necessaria per poter suonare i tamburi sacri batá in occasione delle cerimonie religiose.

Santeros offre uno spaccato della vita dei due protagonisti, mostrando come queste siano pervase quotidianamente dalla pratica religiosa e dalla musica, entrambi fondamentali per affrontare le difficili condizioni della loro esistenza.

 

 

Sweet Tassa: Music of the Indian-Caribbean Diaspora, di Christopher L. Ballengee, 2019 [Premio Borsa Carpitella 2018]

Primo documentario di Chris Ballengee, etnomusicologo statunitense che da anni lavora sulla “tassa” di Trinidad e Tobago, un genere musicale che ha le sue origini nell’India settentrionale e arriva nei Caraibi con i lavoratori asiatici dopo la fine della schiavitù negli anni Trenta del XIX secolo.

Prodotto grazie all’assegnazione del Premio Borsa Carpitella 2018, il documentario affronta i temi della migrazione e la costruzione dell’identità nazionale che, a Trinidad e Tobago, vengono dibattuti anche attraverso i discorsi sulla musica e gli strumenti musicali.

 

Voices of the Rainforest, di Steven Feld, 2019, 67 min.

Nel 1991 Steven Feld pubblica il CD Voices of the Rainforest, che documenta ventiquattro ore nella vita della foresta pluviale Bosavi e della comunità Kaluli in Papua Nuova Guinea. Nel 2016 ha digitalizzato e ricatalogato tutti i nastri analogici di questo progetto e rimixato il materiale in 7.1 surround sound proponendolo come installazione in musei d’arte, festival, cinema e sale da concerto negli Stati Uniti e in Europa. Una ulteriore rielaborazione ha portato alla realizzazione di un film immersivo nel quale le tracce audio sono state sincronizzate con cinquant’anni di fotografie, film e video dell’Archivio digitale Bosavi e nuove immagini appositamente girate nel 2018.


Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

 

 

 

La danza giapponese e le sue radici popolari nel dopoguerra

Il 25 novembre ore 18 al Teatro Goldoni di Venezia saranno protagoniste Le danze giapponesi della Scuola Amatsu in uno spettacolo di Machida Hiroshi e con la danzatrice Amatsu Tatsuhana.
Nelle danze della scuola Amatsu si riconoscono le radici della cultura e sapienza dell’arte coreutica dei drammi kabuki. I brani classici, accompagnati dai generi musicali nagauta o hauta,  rivivere l’atmosfera di Edo che palpita nel kabuki mentre quelli nuovi, creati su melodie di canzoni e ballate popolari, condurranno lo spettatore nei paesaggi e climi delle diverse province del Giappone.

 

L’universo ricchissimo delle arti dello spettacolo del Giappone vede un ampio ventaglio di scuole di danza tradizionale, da quelle legate al mondo maschile del teatro kabuki alle forme coreutiche che si intrecciano, invece, al mondo femminile dei quartieri di piacere. Nell’epoca moderna, alle già numerose scuole risalenti a coreografi e attori del kabuki, si aggiungono via via nuove scuole guidate da danzatrici che divengono le corifee creative della nuova era. Fondata nel 1978, la nuova scuola Amatsu nasce dall’amicizia tra due danzatrici di singolare talento Ryūko (1923-2017) e Amatsu Yōko (n. 1927). Appena diciottenni, nell’immediato dopoguerra le due artiste fondano una compagnia di danza, spingendosi in tournée in tutto il Paese con un vasto repertorio che spazia dai brani classici a nuove creazioni su musiche e canti popolari. Alle radici delle danze della scuola si riconoscono la profonda cultura e la sapienza dell’arte coreutica dei drammi kabuki, che si mescolano a nuove creazioni tanto apprezzate da essere richieste da piccoli teatri (yose) o dalle geisha dei quartieri di piacere.

 

Gli eventi, a cura di Bonaventura Ruperti, sono possibili grazie alla sinergica collaborazione tra: Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari Venezia, Japan Foundation, Museo d’Arte Orientale di Venezia e Teatro Stabile del Veneto.


Programma Eventi

 

20 novembre | ore 15 CFZ Ca’ Foscari Zattere Cultural Flow Zone – Sala Tesa 1

Danzare il corpo: la pratica nella scuola Amatsu

Workshop con Amatsu Tatsuhana | Posti a disposizione: 20
info: ruperti@unive.it


22 novembre | ore 16 Museo Archeologico di Venezia

La danza giapponese e le sue radici popolari nel dopoguerra

Conferenza a cura di Bonaventura Ruperti; dimostrazione a cura di Amatsu Tatsuhana e alcuni allievi


25 nov. | ore 18 Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni

Danze della scuola Amatsu

Spettacolo di Amatsu Tatsuhana  e i suoi allievi: Amatsu Hanayū, Amatsu Tatsuharu, Amatsu Hanawaka, Amatsu Hanayuki
Suoni e musica: Tanaka Fumi
Regia: Machida Hiroshi

 

Per acquistare i biglietti:
www.teatrostabileveneto.it


 

Biografia

Amatsu Tatsuhana, designata caposcuola da Ryūko, è cresciuta nell’antica Edo, tra musicisti, artisti e danzatori legati al celebre teatro. Ha esordito sin da giovanissima nella danza sotto la guida di una scuola Nakamura ma in seguito, nel 1953, è divenuta allieva di Amatsu Ryūko. Nel 2018 la maestra fondazione interpretando Kairaishi (Il burattinaio itinerante), brano di “danza di metamorfosi” che risale al 1824 attribuito all’attore kabuki Bandō Mitsugorō con accompagnamento Kiyomoto ma ri-coreografato da Ryūko, che sarà proposto anche in questa tournée italiana.

Performance The Bridging Colours – Blu

Proseguono le attività autunnali dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali comparati dedicate alle tradizioni coreutiche dell’estremo Oriente.

 

Il 14 novembre alle ore 16 all’Auditorium ‘Lo Squero’, il coreografo e danzatore Yong Min Cho si esibirà accompagnato dai virtuosi musicisti Shin Nal Sae (haegeum, viella coreana)e Choi Sung Moo (janggu, percussioni) in uno spettacolo creato appositamente per la Fondazione Giorgio Cini per proseguire la ricerca di esplorazione tra colore e movimento iniziata nel 2014 proprio a San Giorgio con lo spettacolo The Bridging Colours – White.

Nato infatti da un’idea di Yong Min Cho, The Bridging Colours è un progetto artistico volto a combinare elementi orientali e occidentali in forme originali. Dopo il bianco, quest’anno sarà protagonista il colore blu, terzo dei cinque colori tradizionali coreani (bianco, nero, blu, rosso e giallo). In Corea, ciascun colore è legato ad una particolare simbologia, a sua volta connessa alle cinque direzioni, agli elementi e agli stati d’animo. Il colore blu in particolare è associato all’Oriente, al legno, alla stagione primaverile, al sapore aspro, alla felicità e alla speranza di rinascita.

 

La performance è realizzata in collaborazione con WITH, Arts Council Korea, A+M (Asia Movement).

 


14 novembre ore 16 | Auditorium ‘Lo Squero’

Performance di Yong Min Cho

Art director, coreografo e danzatore

Musiche: Shin Nal Sae, haegeum;
Choi Sung Moo, janggu, bug and jing

Costumi: Chung An
Design: Tae Sup Lee

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Si consiglia di arrivare all’Auditorium almeno venti minuti prima dell’inizio della performance (h 15.40)

 


Biografia

Yong Min Cho ha studiato architettura in Corea prima di raggiungere Milano, dove ha scelto di seguire l’indirizzo di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nella città lombarda ha iniziato anche i propri studi di danza e teatro danza alla Paolo Grassi (Piccolo Teatro). La sua carriera coreutica l’ha condotto poi a Venezia all’Accademia Isola Danza, dove ha lavorato con un autentico mito come Carolyn Carson. Nella città lagunare è rimasto per anni come danzatore del Centro teatrale di ricerca di Venezia, prima di trasferirsi a Londra, dove lavora dal 2005. Alla Fondazione Giorgio Cini ha iniziato il progetto artistico site-specific The Bridging Colours nel 2014. In Italia e in Corea del Sud collabora con musicisti e ballerini tradizionali e contemporanei, tra i quali Mario Brunello. A Londra ha promosso vari workshop e performance presso Asia House.

Performance The Family of Man and the Sea

Grazie ad un progetto dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, ritorna in Italia dopo più di quarant’anni uno dei pionieri (e oggi Maestro) della danza contemporanea asiatica, Sardono Kusumo, definito dal “New York Times” «il più famoso e il più ribelle dei coreografi e danzatori indonesiani».

 

Formatosi nello stile classico delle corti giavanesi e primo ballerino del prestigioso Ramayana Ballet di Prambanan (Giava centrale), Sardono nel 1964 riceve la sua “iniziazione” modernista a New York frequentando lo studio di Martha Graham. Coreografo, film-maker, pittore, attivista ecologista, conferenziere, performer, pedagogo, l’artista indonesiano presenta alla Fondazione Cini una nuova produzione, The Family of Man on the Sea, ispirata al tema del mare nella sua relazione con l’uomo.

 

La performance prende le mosse da alcune immagini di forte impatto visivo: i quadri di Delacroix e di Raden Saleh, le foto e i video di alcuni tsunami che hanno colpito recentemente l’Indonesia.


24 ott. | ore 17
Dancing with my camera on my finger  

Auditorium Santa Margherita /Università Ca’ Foscari Venezia

Incontro con Sardono W. Kusumo e proiezione
Presenta Giovanni De Zorzi, coordina l’incontro Vito Di Bernardi

Evento in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali

 


 

25 ott. | ore 18
The Family of  Man and the Sea
Fondazione Giorgio Cini /Auditorium ‘Lo Squero’

 

Performance di Sardono W. Kusumo Art Director, Coreografo e Danzatore

Compagnia: Tony “Broer” Supartono, attore;
Bambang “Besur” Suryono, danzatore, attore e vocal artist;
Astri Kusuma Wardani, danzatrice;
Nur Handayani, cantante e vocal artist;
Otto Sidharta, compositore e sound designer;
Peter Szilagyi, tour manager

 


 

Biografia

Coreografo, film-maker, pittore, attivista ecologista, conferenziere, performer, pedagogo, Sardono, artista totale e civilmente impegnato, presenta alla Fondazione Cini una sua nuova produzione, “The Family of Man on the Sea”, un site-specific ideato per lo spazio dell’Auditorium ‘Lo Squero’.

La performance – ispirata al tema del mare nella sua relazione con l’uomo, come elemento che unisce e nutre i popoli ma che può anche distruggere
e uccidere – prende le mosse da alcune immagini di forte impatto visivo: i quadri di Delacroix e del giavanese Raden Saleh, le foto e i video di alcuni tsunami che hanno colpito recentemente l’Indonesia.

La contemporaneità  è presente anche nel pensiero che costantemente Sardono ha rivolto, durante l’ideazione della performance, alle tragedie dei boat people asiatici e dei migranti mediterranei. La danza e le azioni dei performer si muovono su un paesaggio sonoro – prodotto dal vivo – anche esso vasto e profondo come il mare: la musica degli strumenti tradizionali del gamelan, il canto di alcune sindhen (cantatrici del teatro delle ombre giavanese), le voci degli animali della foresta riprodotte utilizzando le tecniche vocali e corporee degli sciamani indonesiani, i suoni d’ambiente rielaborati al computer.

Ensemble Bîrûn 2018, I nefes della confraternita Sufi Bektâshî ad Istanbul e nei Balcani

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati (IISMC) della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con l’editore Nota, ha pubblicato quest’anno il sesto CD-book della serie Bîrûn, nella collana Intersezioni Musicali. Come quelli che lo hanno preceduto, I nefes della confraternita Sufi Bektâshî ad Istanbul e nei Balcani è il frutto del lavoro dei seminari di alta formazione sulla musica classica ottomana diretti dal Maestro Kudsi Erguner.

L’edizione 2018 di Bîrûn, da cui derivano le registrazioni per questo CD, è stata dedicata alle composizioni musicali sorte tra i dervisci della confraternita detta Bektâshîye. Ḥâcî Bektâsh (1209?-1271?), il misterioso santo sufi eponimo della Via, sembra essere giunto in Anatolia da Nishâpur, nell’attuale Iran nordorientale, allora centro culturale e spirituale di quella vasta regione storica detta Khorasân. La Bektâshîye, in seguito, ebbe un ruolo importante nella storia ottomana, ed assunse una particolare importanza in area balcanica, nella quale sono attivi ancor oggi molti suoi centri. In particolare il CD si dedica al genere poetico e musicale di argomento spirituale sorto tra i Bektâshî detto nefes (soffi), analogo ma differente dai repertori di carattere spirituale detti ilâhi in altre confraternite sufi. Parte integrante di questo CD-Book è un ampio libretto contenente un testo di Kudsi Erguner e una puntuale presentazione dei brani redatta da Giovanni De Zorzi

Workshop | La produzione audiovisiva in etnomusicologia: progettazione e montaggio

Con la seconda edizione di Sguardi musicali: progetti di etnomusicologia visuale curata da Giovanni Giuriati, Marco Lutzu e Simone Tarsitani, l’Isituto Interculturlae di Studi Musicali Comparati prosegue le attività di formazione dei giovani ricercatori ed etnomusicologi nell’uso delle tecnologie audiovisive attraverso iniziative distinte e complementari e attraverso l’offerta di diverse borse di studio.

 

Il workshop di quest’anno dal titolo  La produzione audiovisiva in etnomusicologia: progettazione e montaggio  a cura di  Marco Lutzu, Simone Tarsitani è a numero chiuso.

L’accesso è limitato ai partecipanti selezionati tramite bando di concorso.

 

Durante i cinque giorni si alterneranno sessioni di insegnamento teorico, visione di materiali e discussioni ed esercitazioni pratiche. I partecipanti potranno sperimentare direttamente le basi del corso lavorando sui materiali di documentazione realizzati durante la precedente edizione del workshop relativi alla presenza della cantante indiana Sunanda Sharma a Venezia nel giugno 2018.

Il corso sarà tenuto da Marco Lutzu e Simone Tarsitani, etnomusicologi con anni di esperienza accademica e internazionale nella produzione audio e video. I partecipanti dovranno avere attrezzature proprie che comprendano: (videocamera HD), laptop in grado di gestire in formato HD, cuffie, software di editing video (es. iMovie, Movie Maker), spazio di archiviazione di almeno 50 GB (su memoria interna o esterna sufficientemente veloce – Thunderbolt, USB3, FireWire).

 

Per informazioni sul bando per 10 borse di studio scarica Bando_Workshop_Sguardi_2019

Per informazioni sull Borsa Carpitella 

Musica indiana Rakesh Chaurasia e Satyajit Talwalkar

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, ha invitato, nell’anno in cui si celebrano i 50 anni della sua fondazione, a ribadire la continuità di una attenzione rivolta fin dall’inizio alla musica e alla danza dell’India, il Maestro Rakesh Chaurasia, che la Fondazione Giorgio Cini aveva avuto l’onore di ospitare già nel 2004.

 

Originario di Allahabad, è uno dei più importanti rappresentanti della musica classica indostana e virtuoso di bansuri (il flauto in bambù della tradizione indiana). Nipote del celebre Pandit Hariprasad Chaurasia, anche lui virtuoso di bansuri, Rakesh rappresenta con successo la seconda generazione di musicisti di tradizione classica su questo strumento, pur avendo sviluppato uno stile personale molto caratteristico. Tale stile, oltre a proseguire nel solco degli insegnamenti ricevuti dallo zio Hariprasad, contiene innovazioni e proposte di contaminazione che lo hanno portato a collaborare con diversi musicisti, non solo dell’India.

 

Il Maestro Chaurasia, che alla Cini il 31 maggio alle ore 18.30 eseguirà un concerto di musiche della tradizione classica indiana, sarà accompagnato alle tabla da Satyajit Talwalkar, giovane ma già affermato percussionista, anch’egli rappresentante di spicco della nuova generazione di musicisti classici dell’India contemporanea.

 

Vai al Convegno How Europe discovered the music of the World after World War II. Cold war, Unesco, and the ethnomusicological debate

How Europe discovered the music of the World after World War II. Cold war, Unesco, and the ethnomusicological debate

Momento centrale delle celebrazioni per il 50° anniversario della fondazione dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati è costituito da un convegno organizzato in collaborazione con Humboldt Forum Im Berliner Schloss Ethnologisches Museum Staatliche Museen zu Berlin,  per riflettere sulla diffusione delle musiche nel mondo negli anni sessanta, il periodo in cui l’Istituto fu fondato. Poco si è riflettuto finora su un aspetto cruciale della storia musicale del Novecento in cui l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati e l’Istituto berlinese da cui nacque (International Institute for Comparative Music Studies and Documentation), fondato nel 1963, svolsero un ruolo importante.

 

Storici, antropologi, oltre che musicologi ed etnomusicologi, dialogheranno in prospettiva interdisciplinare per comprendere motivazioni e dinamiche della diffusione di musiche extraeuropee in Italia e nel nostro continente. Per fare ciò verranno affrontati temi quali la guerra fredda e il confronto tra i due blocchi, la nascita e le posizioni culturali delle organizzazioni internazionali, oltre che ricostruire un dibattito tra gli etnomusicologi che ha contribuito a configurare il nostro modo di conoscere e valutare le musiche del mondo sul piano culturale ed estetico.

 

Verranno presi in considerazione il celebre convegno East-West Music Encounter, tenutosi a Tokyo nel 1961, il ruolo di organizzazioni quali l’Unesco, il Congress for Cutural Freedom, l’International Music Council, l’International Folk Music Council e il contributo di figure quali Alain Daniélou, Nicholas Nabokov, Jack Bornoff.

 

Il convegno prevede, oltre agli interventi, anche delle conversazioni con alcuni dei protagonisti di quel movimento e di quegli anni: Simha Arom, Jacques Cloarec, Ivan Vandor.


Il giorno 31 maggio alle ore 18.30 il Maestro Chaurasia eseguirà un concerto di musiche della tradizione classica indiana, sarà accompagnato alle tabla da Satyajit Talwalkar, giovane ma già affermato percussionista, anch’egli rappresentante di spicco della nuova generazione di musicisti classici dell’India contemporanea.